Polveri fini – Particolato PM inquinante – concentrazioni pericolose

Polveri fini – Particolato PM inquinante – concentrazioni pericolose


21 ottobre 2017 – È solo ottobre ma già ci siamo con le condizioni climatiche favorevoli all’accumulo di sostanze inquinanti nell’aria: l’aria ottobrina solitamente rimescolata da frequenti pioggerelle e movimenti d’aria sta viceversa subendo una “calma piatta” mantenuta dall’anticiclone africano caldo; attorno a metà mese abbiamo avuto a sud delle Alpi condizioni favoniche che generano stratificazione adiabatica delle masse d’aria (come la chiamava un mio vecchio insegnante di Fisica Tecnica al Poli di Milano, ingegner Magli), stratificazione di masse d’aria che si mantengono immobili a quote loro consentite, senza che sia possibile un rimescolamento tra di esse – tra l’altro ne deriva un fenomeno ottico di grande spettacolarità, l’effetto lenticolare che avvicina i monti innevati a due passi da noi, per esempio il Gruppo del Monte Rosa o quello delle Grigne e del Resegone lecchesi visibili in molti punti di pianura delle provincie di Milano e Varese e Como. In particolare siamo nelle condizioni di inversione termica, con gli strati d’aria più freddi verso il suolo e gli strati più caldi alle quote superiori e montane. In queste condizioni le sostanze inquinanti, particolarmente le polveri fini della combustione (veicoli a motore a benzina e diesel – impianti di riscaldamento ad olio combustibile, nafta, gasolio, kerosene – camini e stufe a legna – impianti termici per la produzione di corrente elettrica) e le polveri da consumo di freni e gomme e frizione automobilistiche, poi le polveri ed altre sostanze che giungono dalle attività lavorative (cantieri di costruzione edile e manutenzione delle strade – scarichi di aziende produttive), ed ancora quelle che normalmente si raccolgono a terra e vengono sollevate dal rotolamento delle ruote… tutte finiscono nell’aria alla quota dei nostri polmoni e qui si accumulano senza possibilità di essere rimescolate e diluite alle quote superiori. In queste condizioni neppure la notte aiuta, così alle polveri del giorno precedente si sommano quelle dei giorni successivi: anche bloccando tutto il traffico e gli impianti di riscaldamento e le attività di lavoro non si avrebbe calo delle concentrazioni: semplicemente rimarremmo al livello del giorno prima.

Ci pare importante evidenziare le caratteristiche fisiche del fenomeno per evitare facili od interessate ironie, come quella della fine del 2015 nel Milanese quando al blocco del traffico automobilistico seguì comunque un aumento delle concentrazioni di PM 10 : ovvio, visto che almeno gli impianti da riscaldamento continuarono a scaricare nell’aria. Ma l’insufficiente conoscenza della fenomenologia portò anche alcuni media informativi alla ridicola e scorretta equazione no-traffico-auto = aumento-di-inquinamento (semplicemente, diminuire il traffico automobilistico aveva permesso almeno di limitare concentrazioni che viceversa sarebbero state ancora più alte).

Per avere una significativa riduzione della concentrazione del particolato inquinante fine PM 10 e PM 2.5 e di quello ultrafine -e di altre sostanze inquinanti nocive alla salute- dovremo attendere il mutamento delle condizioni climatiche attualmente stabili, attendere la pioggia od il vento.

 

23 ottobre 2017 – ecco, la breve pioggerella di ieri ed il vento da nord sono stati sufficienti a diluire gli inquinanti, finiti in parte a terra ed in parte in volumi d’aria maggiori: così si è verificato nettissimo calo delle concentrazioni del particolato PM (si vedano i dati per la Pianura padana particolarmente toccata dal fenomeno, nel sito web di ARPA regione per regione, per esempio ARPA Lombardia, ARPA Piemonte, Arpa Veneto…). Buona ricerca!

 

25 ottobre 2017 – ieri martedì 24 sono entrate in vigore (localmente, in Città o Provincie) alcune misure d’emergenza per “tamponare” ulteriori emissioni di polveri fini e non peggiorare una situazione resa critica dalle condizioni atmosferiche. Forse sarebbe il caso di rivedere i protocolli per le ordinanze pubbliche di azioni straordinarie contro eccessivi addensamenti di particolati inquinanti PM e di ossidi nocivi nell’aria respirabile… anche in questa occasione si sono rivelati un po’ troppo parziali (settoriali) e tardivi: si potrebbe sempre fare meglio e più prontamente. Limitandoci all’area lombarda, i rilevamenti ARPA mostravano già almeno da domenica 15 ottobre in campo rosso o viola (vicino ed anche oltre il valore 100 rispetto al limite di attenzione di 50) la concentrazione di PM10 nelle Provincie di Milano e Monza e Pavia, talvolta anche Bergamo e Cremona; NONOSTANTE CIÒ molti provvedimenti generalizzati sono stati introdotti solo dal giorno 24, proprio quando le condizioni meteorologiche (vento da nord da lunedì 23) avevano quasi completamente lavato l’aria. Chiaro, esistono delle normative e sono state seguite alla lettera dagli Amministratori locali, ma resta il fatto che molti cittadini delle zone più densamente abitate e trafficate sono stati esposti ad aria fortemente inquinata per i dieci giorni consecutivi necessari per attuare provvedimenti utili (limiti al traffico automobilistico, agli impianti di riscaldamento, …).

Chiaro che ogni provvedimento utile vada visto positivamente sempre, non solo nei casi limite, se migliora la vita dei cittadini. Chiaro anche che tali provvedimenti siano spesso limitanti le libertà personali e si prestino alla critica politica ed anche al disappunto individuale. In realtà l’alternativa alla necessità di misure imposte d’autorità esiste ed è l’impegno personale: occorrerebbe che tutti noi ci prestassimo maggiormente e singolarmente a comportamenti che meno invadano l’ambiente vitale, a favore di tutti. Discorso utopico? forse, ma la speranza di una miglior partecipazione e comprensione dei fenomeni rimane viva.

Sarebbe interessante che ogni persona limitasse il proprio “carico inquinante” personale senza attendere le limitazioni pubbliche imposte. Per incominciare lo si potrebbe fare almeno nelle giornate più critiche, osservando in maniera oculata i bollettini informativi regionali o locali. Importante è la valutazione critica dei dati che vengono forniti, perché le informazioni non sempre sono coerenti fra loro… ci sono vari modi di lettura e diffusione dei dati, a volte vengono fornite le misurazioni puntuali in zone ed orari precisi, mentre i bollettini regionali sono per lo più medie giornaliere da un numero finito di centraline di rilevamento posizionate a scacchiera: dunque occorre focalizzare bene le condizioni di lettura e trasmissione dei dati per non rischiare di comparare dati ottenuti in modi diversi, dunque non confrontabili.

 

G.D. – pubblicato 21 ottobre, aggiornato 23, 25, 27 ottobre, 4 novembre 2017

Giuseppe

Studi: Liceo Scientifico Legnano; Ingegneria Meccanica – Politecnico di Milano. Progettista e ideatore di meccanismi ed attrezzature oleo-pneumatiche, impianti automatici e robot meccanici industriali.

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