Aria irrespirabile – l’Unione europea chiede maggior attenzione
È di martedì 30 gennaio “18 la notizia che la Commissione europea -per azione del proprio Ufficio per le questioni ambientali e la salute pubblica- ha avvisato nove Paesi comunitari (tra i quali Italia e Germania e Francia) di presentare nuovi programmi volti alla riduzione di sostanze inquinanti e materiali particolati PM nell’aria di città o provincie particolarmente esposte al fenomeno. Pena l’introduzione di sanzioni economiche (=multe!).
Non vorremmo qui soffermarci sulla bontà o no di misure sanzionatorie, sarebbe entrare in un terreno minato, molto minato dalle idee personali che possono ampliarsi dal vedere le multe come “misura di prevenzione” fino al considerarle un “mezzo facile per fare cassa”. Dunque glissiamo e lasciamo a ciascuno la propria opinione personale.
Il problema di grave disagio attuale ha focalizzato in Italia una quarantina di grandi e medie città che superano anche per oltre cento giorni l’anno il limite di pericolo di 50 microgrammi per metro cubo per polveri fini e particolato PM10… la norma attuale considera “accettabile” il superamento del limite per soli 35 giorni l’anno. In cima all’elenco sono Torino e Cremona, ma moltissime cittadine della Pianura Padana sono nelle condizioni di irrespirabilità eccessiva.
Bene, ci possiamo ora chiedere cosa potrebbero fare i singoli Comuni e cosa potrebbe fare globalmente lo Stato italiano (e quello francese, e quello tedesco, …) per porre un freno ai troppo elevati tassi d’inquinamento dell’aria. Per prima cosa occorre evidenziare -come in alcuni contributi precedenti della sezione “eco sostenibilità”- le cause della produzione di PM10 e di altri inquinanti che stazionano nell’aria soprattutto nelle limpide giornate invernali e durante la calura estiva. Il traffico veicolare cittadino, gli impianti di riscaldamento degli ambienti, le centrali termoelettriche a combustione fossile, le aziende di trasformazione e lavorazione dei materiali, i lavori di manutenzione stradale e di costruzione edilizia, le macchine da lavoro esterne… ogni azione o macchina o caldaia che utilizzi la combustione come mezzo energetico, ogni attività o lavorazione che produca polveri, risulta essere fonte di produzione del PM10 nell’aria respirabile. Cercare di limitare le emissioni non è semplice nella nostra Società dell’attività e della mobilità, non è semplice perché cambiare abitudini consolidate è obiettivamente complesso.
L’introduzione di limiti all’utilizzo di macchine ed impianti viene spesso visto come coercizione delle nostre libertà individuali; pur se limitato ai periodi di maggior necessità, provoca difficoltà personali impreviste: ma è la via più velocemente percorribile nei momenti d’allarme. Le limitazioni d’urgenza sono tuttavia provvedimenti palliativi validi nel breve termine, mentre nel lungo periodo occorrerà spingere le persone e le famiglie ad uno stile di vita un po’ meno “sprecone” ed all’utilizzo di nuovi mezzi aventi minor impatto sull’ambiente vitale: il che implica informazione e divulgazione un po’ più incisive di quanto si sia fatto sino ad ora. Infine sarà indispensabile aiutare le persone e le famiglie e le aziende nella sostituzione di certi veicoli o certi impianti con veicoli ed impianti che meno interferiscano con l’aria respirabile (e con l’Atmosfera)… probabilmente con investimenti pubblici di sostegno e di sgravio delle spese… Ce la faremo?
G.D.
Poscritto: le misure d’urgenza sono compito della Politica pubblica. Sui cambiamenti strutturali necessari nel più lungo termine diremo nei prossimi contributi; e già ora la via del Risparmio Energetico aiuterebbe molto se la percorressimo tutti.