PM = particolato inquinante nell’aria – Agire per eliminare le emissioni
Quando si parla di Particolato Inquinante nell’aria non si può nascondere che il 90% di questi materiali sia di origine naturale (polveri geologiche e metalliche, materiali di origine vulcanica o provenienti da incendi, anche da movimenti tellurici e crolli…): sono presenti nell’aria da sempre, si spostano con gli eventi meteorologici come vento e piogge, e tendono infine a depositarsi al suolo. Tuttavia evidenziare eccessivamente questo fenomeno naturalissimo risulta alla fine fuorviante: perché nell’aria delle nostre città -anche nelle città dei secoli passati- le impurità e gli inquinanti sono per la gran parte prodotti dalle attività umane, traffico dei veicoli, riscaldamento degli ambienti di vita, lavori edili, attività industriali produttive, attrezzi portatili principalmente dotati di motore a due tempi, generatori di elettricità d’emergenza, compressori d’aria da cantiere, centrali produttive di corrente elettrica a combustione (a carbone, ad olio pesante) …
Su queste fonti di emissione indesiderata possiamo certamente intervenire, abbiamo i mezzi tecnici per poterlo fare: focalizzati i problemi, alle parole dobbiamo finalmente far seguire i fatti e ridurre il nostro impatto negativo sull’ambiente, evitando di contaminare l’aria che respiriamo! Come singoli cittadini e come imprese od enti pubblici dovremmo rimboccarci le maniche e riflettere sulle nostre macchine ed impianti -particolarmente quelli a combustione- migliorando sia l’efficienza energetica di macchina sia l’efficacia d’esercizio dell’impianto. L’efficienza energetica sta gradatamente migliorando col rinnovamento delle macchine in uso; l’efficacia d’impianto va viceversa costruita in sede di progettazione, evitando dimensionamenti eccessivi, utilizzando al meglio la resa di ogni singolo componente, valutando anche le interazioni con l’ambiente esterno …
Non si tratta di un esercizio puramente speculativo od ideologico, è una necessità evidente un po’ ovunque nel mondo ed è meglio agire per tempo per non giungere impreparati al momento di non ritorno: i segnali sono forti e le spinte anche; tra le molte quella proveniente dall’Unione Europea, che osserva il pessimo stato dell’aria negli ultimi anni.
Ci sono ovviamente dei limiti obiettivi alla rapida applicazione dei mezzi di nuova generazione, limiti non trascurabili coi quali si spiega l’inerzia al cambiamento: le abitudini consolidate nella Società umana sono difficili da modificare! Occorre un adattamento culturale che abbisogna di tempi di maturazione; e forse (forse!) è anche mancata una più efficace opera divulgativa per favorire la consapevolezza individuale delle persone. Poi, come si era accennato nei precedenti articoli di questa sezione “eco-sostenibilità“, anche la Politica e l’Economia non sempre rispondono prontamente alle esigenze del mondo, o per prudenza o per interessi particolari o per indubitabili problemi di finanziamento… certamente anche le limitate possibilità di spesa delle famiglie non aiutano la rapida sostituzione di mezzi obsoleti non adatti alle esigenze ambientali.
Non si può negare che la necessità di cambiamento si scontri con molte categorie della geo-politica internazionale e dell’economia attuale. È chiaro che passare ai metodi delle energie rinnovabili e del risparmio energetico -per sgravare il carico negativo sull’habitat vitale- provocherà non poche difficoltà a quei Paesi che fondano molta parte delle propria economia sulla produzione tradizionale “a combustione” (automobili, impianti termici, cicli di lavorazione, …) e sulla fornitura di energie fossili (petrolio, gas, carbone, …). Non pare un caso che proprio da certi gruppi d’interesse particolare nascano reazioni di negazionismo del problema ambientale: insinuare il dubbio è già un freno ai possibili cambiamenti, non è neppure decisivo dimostrare come il negazionismo non si fondi su studi scientifici consolidati o come li interpreti in maniera parziale e mirata.
Per non alimentare ulteriormente il degrado ambientale in corso -stato dell’aria respirabile e mutamento del clima, con tutte le loro conseguenze- è necessario intervenire in molti dei modi di vita e di lavoro e di spostamento. Probabilmente dovremmo più concretamente impegnarci ciascuno singolarmente, persone ed imprese ed organizzazioni locali, ciascuno per quel poco (o tanto) che possa fare. Pur senza abbandonare le negoziazioni per un piano d’intervento concertato al livello della società delle Nazioni nel mondo, anche al livello individuale e delle piccole regionalità abbiamo gli strumenti della conoscenza per riconoscere i problemi (e per provare a risolverli). Certamente non dovremo farci condizionare da interessate rassicurazioni o scoraggiare dal fatalismo.
Se “informarsi ed agire” volesse essere un nostro Karma identificativo, proponiamo alcune suggestioni:
- Risparmio energetico
- Lampade a Led
- Automobile elettrica
- Ottimizzare gli spostamenti
- Non sprecare l’acqua
Focalizzando le condizioni che conosciamo almeno nel mondo di cultura occidentale, si era già osservato: “Non diciamo che sinora non si sia fatto nulla per attenuare i problemi: in verità negli ultimi decenni la composizione dei particolati inquinanti è qualitativamente un poco migliorata col controllo delle emissioni ed il progresso tecnico: senza bisogno di tornare storicamente ai grandi agglomerati urbani del Rinascimento (Parigi e Londra , per esempio, erano appestate da rifiuti e fumi e scarichi), ancora oltre la metà del secolo scorso il riscaldamento e le cucine a carbone erano diffuse nelle cittadine padane, e nelle Aziende Metallurgiche e Fonderie i forni di trattamento e fusòri scaricavano nell’aria i prodotti della combustione di carbone e nafta; anche gli scarichi dei motori automobilistici erano molto meno controllati, e si potevano respirare per esempio gli antidetonanti al piombo. Non si disponeva ancora di una rete di strumenti per la verifica puntuale dello stato dell’aria, e la regolamentazione degli scarichi era in fase di sviluppo. Se da una parte ora molte sostanze pericolose sono state eliminate da combustibili e carburanti -e si possono anche utilizzare complessi filtraggi degli scarichi, basta volerli utilizzare- globalmente e localmente le condizioni dell’habitat sono peggiorate per il moltiplicarsi delle apparecchiature utilizzate, talvolta in maniera esagerata e sovradimensionata: così si verificano abitualmente massicce concentrazioni di PM.“
G.D. – 6 marzo 2018 – modificato 5 aprile e 7 aprile 2018 – poi 24 e 25 giugno –