Bilancio globale – 5 – Abbandonare le Energie fossili
La de-carbonizzazione delle energie non è un’ideologia, è una necessità!… Cosa fare?
Abbandonare la tecnologia delle energie fossili è una necessità concreta: o prima o dopo saremo obbligati a farlo. Già oggi lo dovremmo fare perché non possiamo permetterci di continuare la produzione di scarichi nocivi che rilasciamo nell’aria quale prodotto della combustione fossile nelle sue varie forme (in stufe ed impianti di riscaldamento, in attività produttive, nei motori dei veicoli, …); più in là lo dovremo forzatamente fare perché, come ricordava negli scorsi giorni in Radio una docente del Politecnico di Torino, i combustibili fossili carbonici (petrolio, carbone, gas naturale) stanno diminuendo –proprio per non essere rinnovabili– ed un giorno nel futuro si esauriranno.
Le necessità del nostro Ambiente vitale gravemente contaminato dalle emissioni prodotte dalla combustione fossile sono evidenti –come ancora denunciato con forza dagli scienziati dell’IPCC ad ottobre e dall’Istituto mondiale di Meteorologia a novembre, prima del Congresso COP 24 di Katowice sullo stato della Terra– e riguardano sia la composizione atmosferica (che sta provocando surriscaldamento) sia lo stato dell’aria respirabile (inquinata da polveri ed ossidi pericolosi per la salute) sia la continua produzione di polimeri d’origine petrolifera (tessuti sintetici, plastiche, …) che giungono in tutte le acque terrestri dopo l’essere eliminati come rifiuto.
I problemi ambientali sono certamente urgenti ma hanno ancora una connotazione di SCELTA: per ora possiamo scegliere tra un ambiente migliore ed un ambiente inquinato, adducendo tutte le motivazioni filosofiche o sociologiche o economiche o politiche o lobbistiche che vogliamo immaginare. Ma verrà un giorno non ancora ben definito nel quale tutti i combustibili fossili si esauriranno e non ne avremo più né per riscaldarci né per spostarci coi mezzi meccanici né per produrre energia elettrica né per costruire i prodotti che ci necessitano. Se per quel momento non saremo pronti con nuove tecnologie energetiche… si tornerebbe allo stato pre-industriale, quello del Medioevo e del Rinascimento se non proprio a quello degli antichi Greci e Romani ed Egiziani e Persiani ed Assiri e Babilonesi… ma con una popolazione sette-otto volte superiore a quella che avevamo solo tre secoli fa poco prima della Rivoluzione industriale del ‘700.
Durante la crisi energetica del 1973 si parlava di scorte petrolifere in esaurimento per l’anno 2000; le successive perforazioni più profonde e marine hanno poi identificato e raggiunto nuove sacche petrolifere, con le quali l’esaurimento del petrolio si prolungò al 2100. Oggi ne stiamo ricercando ancora utilizzando anche la devastante tecnica della frantumazione delle rocce sotterranee, tecnica che provoca fessurazioni pericolose per la purezza delle acque e che genera piccoli movimenti tellurici localizzati, che alla lunga potrebbero condurre a fenomeni più ampi e imprevedibili. Il carbone -oggi sotto osservazione per i suoi scarichi estremamente nocivi, al punto che dalle nostre città e terre occidentali è praticamente scomparso- era molto presente ancora una cinquantina d’anni fa ma è ancora utilizzatissimo altrove, in paesi che ne hanno nel sottosuolo ed in quelli poco sviluppati e privi di norme di attenzione per lo stato dell’aria respirabile.
Non possiamo più marciare sul posto, non possiamo più mantenere lo staus quo energetico cui siamo giunti… siamo costretti a cambiare ma abbiamo purtroppo sprecato tutto il tempo che avevamo per una transizione graduale e ragionata dalle energie fossili a quelle rinnovabili. Tempus fugit, recitava il poeta latino Virgilio, e ce lo aveva già mostrato meravigliosamente Seneca nel suo pensiero La Brevità della Vita… ma non impariamo mai dai saggi ed abbiamo sprecato quasi tutto il tempo disponibile in discrepanze e discussioni infinite. Discussioni imposte soprattutto dal lobbismo economico e dalla geo-politica internazionale e dal non voler fare il primo passo nel cambiamento; discussioni iniziate negli scorsi anni Novanta, dal Vertice di Rio de Janeiro nel 1992 che aveva postulato il Principio di Precauzione; discussioni intensificatesi poi soprattutto dopo i Trattati di Kyoto nel 1997.
Così siamo al momento non più procrastinabile nel quale dobbiamo scegliere se accettare l’impegno del cambiamento (personale e famigliare e nazionale, ovunque nel mondo), accelerando al massimo la transizione energetica pur che non ci siamo sufficientemente ed adeguatamente preparati; oppure proseguire imperterriti verso l’inarrestabile degrado del nostro habitat vitale, indifferenti al proclamato mantra che recita la necessità di pensare al futuro dei nostri figli.
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