Bilancio globale – 7 – Distribuire le Energie rinnovabili
La rete elettrica ed i “serbatoi” di energia – Importanti studi e progetti sono in corso –
Non è semplice sostituire i prodotti ai quali ci siamo gradualmente abituati e che ci sono stati proposti con nuovi stili di vita soprattutto a partire dalla fine del secondo Conflitto mondiale nel 1945. Tuttavia nuove ricerche e nuove filosofie sia tecniche sia politiche sia sociali ci stanno provando: in fondo rientra anche nelle strategie aziendali l’offrire beni potenzialmente appetibili o richiesti o -speriamo nella più parte dei casi- migliori.
Parliamone con un amico che ha mostrato qualche dubbio:
Caro Stefano, ciao!
Ho ripensato a quel che mi hai detto dei tuoi dubbi nell’utilizzo (per esempio) dell’auto elettrica per i problemi del produrre la corrente elettrica con energie rinnovabili: in particolare per lo smaltimento a fine vita dei pannelli solari e delle pesantissime batterie d’accumulo.
Così vorrei entrare in qualche altro dettaglio per ampliare l’argomento.
Personalmente non ho certezze assolute, e questo per filosofia fondante della scienza e della tecnica… il dubbio, il ripensamento, la verifica sperimentale, sono necessarie per non proseguire lungo strade eventualmente imboccate per errore oppure per migliorare tecniche già consolidate. Pur con questi “limiti” di base, restano le convinzioni tecniche: così sono sempre più convinto che sarà necessario sviluppare al massimo possibile le macchine elettriche (automobili, macchine termiche da riscaldamento, forni fusòri e di trattamento termico, cicli produttivi industriali, …) e questo nonostante qualche attuale e futura difficoltà nella produzione di corrente elettrica coi mezzi che utilizzano le energie rinnovabili (sole, vento, acqua, moti ondosi marini, calore sotterraneo…).
Continuare ad utilizzare la combustione come mezzo per ricavare energia da distribuire alle utenze si sta verificando sempre più negativo per la vita delle persone, sia per l’inquinamento della bio-sfera (il nostro habitat vitale, contaminato da polveri sottili, particolato PM, fumi di scarico della combustione, ossidi di azoto, ossidi di zolfo, ozono estivo, idrocarburi incombusti non trattenuti dalle marmitte, e chi più ne ha ne metta) sia per i gas serra mandati in atmosfera (principalmente CO2, metano CH4, ed anche surplus di acqua che viene prodotta dalla combustione di idrocarburi sia liquidi sia gassosi).
Certo, il processo sarà lungo e non sarà sicuramente abbreviato da pur fondate proteste ambientaliste o studentesche, pare ovvio. Certo, l’utilizzo del gas naturale metano è la miglior misura transitoria sia per le minori emissioni nocive sia per -a parità di energia ricavata- una leggermente inferiore produzione di biossido di carbonio CO2… ed è per esempio la misura individuata da alcuni Piani Energetici nazionali avanzati (Svizzera, Germania, alcuni paesi nordici, …) in previsione del prossimo abbandono della fissione nucleare. Ma per il futuro dovremo provvedere in modo ben più incisivo, sperando anche negli studi che avanzano circa la fusione nucleare…
Il riciclo dei materiali dei pannelli solari fotovoltaici e delle batterie d’auto credo sia un problema superabile. Già oggi esistono metodi di riciclo accuratissimi (ed anche economicamente redditizi) per gli scarti elettronici da telefoni e televisori e computer… immagino che quando gli scarti fotovoltaici arriveranno a quantitativi “sufficienti” si svilupperanno aziende che effettueranno il recupero in modo completo.
Piuttosto vedo altri problemi nella più diffusa produzione di corrente elettrica rinnovabile:
– la necessità di accumulare energia elettrica per i momenti di massima richiesta (che normalmente sono diversi dai momenti di massima produzione, precisamente quando ci sia più sole e più vento); i metodi sono per lo più ancora allo studio per averne di più efficaci;
– la necessità di migliori sistemi automatici di gestione dei flussi di corrente nella rete elettrica, per giungere con poca perdita e velocemente laddove siano necessari (e ci stanno lavorando i migliori matematici nelle migliori università e centri di ricerca);
– la necessità di nuove politiche di sostegno, che attualmente sono sbilanciate nel privilegiare le energie fossili: questo per equilibrare correttamente i costi, uscendo dal dis-equilibrio attuale;
– le difficoltà geo-politiche, che diventerebbero forse insostenibili (con quali conseguenze?) nel momento che i paesi fornitori di energie fossili si vedessero chiudere gli sbocchi per il loro prodotto (petrolio o gas naturale o carbone);
La questione non è certamente semplice ma, che fare? proseguire con gli attuali metodi problematici basati sulla combustione?