I Problemi ambientali sono in Vetrina mondiale. Troppo tardi?
È iniziato oggi 21 gennaio a Davos il World Economic Forum, classico appuntamento della Politica e dell’Economia e della Finanza internazionali, che sarà particolarmente incentrato sul tema dell’affrontare in modo propositivo i Mutamenti del Clima terrestre.
Accanto alle persone istituzionalmente più accreditate è presente anche la giovane attivista svedese Greta Thumberg che è ormai stata eletta dai media informativi quale ambasciatrice dell’Ambiente vitale. Avendo ascoltato le sue prime osservazioni, fatte in mattinata ad una conferenza stampa, è apparsa piuttosto incisiva avendo abbandonato certi atteggiamenti teatrali del recente passato ed essendosi focalizzata su pochi semplici aspetti fondamentali che -potremmo dire- appaiono difficilmente contestabili.
Quel che urta, semmai, è ripercorrere con la memoria tutti gli eventi e tutte le ricerche scientifiche e tutta la divulgazione e tutti i lavori eseguiti almeno dalla Conferenza di Rio de Janeiro nel 1992 : e vedere che le medesime argomentazioni odierne venivano già da lungo tempo poste da meteorologi e scienziati e divulgatori e artisti e persino da economisti illuminati… ma non erano mai giunte all’attenzione delle più persone, neppure se portate da una scienziata e umanista di grande pregio come Vandana Shiva, o da altre persone del suo calibro.
Si sarebbero guadagnati almeno 25 anni nell’affrontare i problemi che sono sul tappeto mondiale dell’Economia solo oggi. Perché non era stato possibile farlo? Un buon conoscente e giornalista di grande pregio intellettuale mi ha confidato di credere che sia stato necessario attendere una novella Giovanna D’Arco per smuovere i meccanismi dell’interessamento di massa:
“Credo che assistiamo attualmente a due dinamiche:
- I fenomeni mediatici come quello che vede protagonista Greta amplificano delle realtà e della situazioni perché hanno degli ingrediente spendibili (nel caso di Greta, molto giovane -come Giovanna d’Arco-, affetta da autismo, riconoscibile mondialmente per tratti somatici particolari);
- La seconda riguarda comunque la situazione estrema a livello ambientale a cui siamo arrivati e che non consente più mezze misure. La metafora di riferimento è quella della rana, già utilizzata da Al Gore e che ci dice che la bestiolina riesce a schizzare fuori dalla pentola se l’acqua è già bollente, altrimenti, se la si riscalda lentamente non si accorge e muore bollita… Un caro saluto, R.“
Credo sia proprio così, ma è peccato che il Mondo sia SEMPRE assolutamente incapace di reagire per tempo ai problemi che si creano. E che si stanno creando soprattutto perché la Popolazione mondiale (di un miliardo di persone ai tempi della Prima Rivoluzione industriale del XVIII secolo) si sta avviando piuttosto velocemente ai 9 miliardi previsti per la fine del secolo in corso. Con tutte le criticità energetiche ed alimentari e di utilizzo di territorio e delle limitate risorse della Terra.
Ha viceversa lasciato un po’ tutti basiti la posizione diametralmente opposta di Donald Trump. Che i problemi siano di difficile soluzione ed impongano tempi tecnicamente lunghi è certamente un fatto: soprattutto per gli scenari geo-politici in campo energetico e delle materie necessarie, ma anche per le fasi transitorie che occorrerà vivere verso nuove tecnologie meno invasive e nuove realtà produttive… possibilmente non incidendo in modo grave sulle persone ed sul loro lavoro. Lascia un senso di sconforto ascoltare il capo della Casa Bianca glissare le necessità impellenti, non dichiarare le priorità della sua Amministrazione nel tema climatico e contrastare le previsioni assolutamente scientifiche della Meteorologia dei sistemi complessi: bollandole di esprimere profezie di sventura. Forse occorrerebbe ricordargli la realtà del Metodo scientifico sviluppatosi con Galileo Galilei e Newton e con i filosofi matematici del ‘settecento: senza il quale Neil Armstrong non avrebbe posto piede sulla Luna impiantandovi la bandiera a Stelle e Strisce.
Per concludere, è peccato che l’Informazione abbia prediletto focalizzare i propri riflettori su una diatriba che rischia di mettere la sordina alle molte iniziative che sono in corso qua e là nel Mondo; ed anche ai colloqui propositivi (ce ne saranno certamente al WEF) che si spera portino ai vantaggi ambientali desiderati e assolutamente necessari. Vedremo cosa succederà nei prossimi giorni, sperando di non procedere sulla via delle ideologie contrapposte, bensì su quella del concertare idee propositive.
Un approfondimento che ho trovato particolarmente ben fatto ed efficace e assolutamente corretto è la chiacchierata (con scienziati climatici e della bio-diversità e della selvicoltura e pompieri forestali e giornalisti australiani) curata dal Signor Nicola Colotti il 22 gennaio per la ReteUno della Radio svizzera di Lingua italiana:
Essere preoccupati è un obbligo, essere sicuri che ce la faremo… be’ non lo sappiamo proprio!
di Giuseppe Donati