Popolazione terrestre in rapido aumento – quali effetti?
23 febbraio 2020
Caro Signor Marco,
ho ascoltato poco fa un Suo colloquio radiofonico sull’aumento vertiginoso della Popolazione terrestre ed ho ricordato che Lei aveva già posto l’accento sulla Sovrappopolazione in due recenti puntate della trasmissione del Giardino di Albert… sul futuro della produzione di cibo e sulle foreste assediate dagli insediamenti umani.
Se osserviamo che all’inizio della Rivoluzione industriale attorno la metà del ‘Settecento la popolazione era di circa un miliardo di persone e che se ne prevedono nove per la fine del corrente secolo, mentre ora ci stiamo avviando agli otto… risulta difficile pensare ad una vera svolta a favore dell’ambiente “posto sotto assedio” dalle nostre interazioni con esso. Senza entrare nei dettagli, il forte aumento della popolazione “tamponerà” almeno in buona parte le misure che si potranno prendere: già ora si vede che, nonostante un buon numero di azioni interessanti e propositive, non si riesce ancora ad incidere sensibilmente sulle emissioni gassose che amplificano l’effetto serra atmosferico.
Ascoltando il colloquio odierno in Radio non ho potuto che ricordare un bellissimo articolo del grande politologo Giovanni Sartori che, ancora nel 2001 in un editoriale di prima pagina del Corriere della Sera, aveva posto l’accento proprio sul trascurare (od il voler ignorare) gli effetti ambientali della sovrappopolazione. Non so su quali conoscenze si basasse Sartori affermando che ogni tentativo di intervenire contro l’esagerato aumento della popolazione umana terrestre era stato boicottato da una strana “alleanza” tra alcuni vertici istituzionali mondiali.
Senza qui voler essere paranoici ed imbastire improbabili teorie complottiste, pare comunque ragionevole pensare che le grandi Aziende multinazionali e statali che gestiscono le risorse naturali e gli alimenti ed il vestiario ed i mezzi della mobilità e della comunicazione… abbiano interesse ad un sempre maggior numero di possibili “clienti” dei loro prodotti. Non crede?
Personalmente non so quali azioni eticamente praticabili sarebbero proponibili per almeno stabilizzare la popolazione terrestre ai già fin troppo elevati livelli attuali: perché in molte parti del Mondo stiamo consumando più di quel che la Terra fornisce, così che a larghe parti della Popolazione manca il minimo necessario; e così ci serve sempre più di quell’energia che attualmente induce maggior calore nell’Atmosfera, per effetto serra… ci servono sempre più materiali e prodotti per disporre dei quali danneggiamo irreparabilmente Territorio e Natura! Immagino che quando avremo raggiunto il limite di saturazione di quel che consumiamo (ma probabilmente lo abbiamo già superato) interverranno dei “meccanismi” che provocheranno eventi dei quali abbiamo paura ed ai quali siamo disabituati… penso a guerre o carestie o malattie, e già oggi l’aumento di infezioni ed epidemie paiono almeno indicare un allarme.
In natura ogni fenomeno che provoca variazioni allo status quo innesca reazioni che tendono a contrastarlo. È un principio che fu evidenziato dai primi scienziati della Chimica moderna ma che si ritrova anche nei fenomeni della Fisica, forse pure in Politica ed in Sociologia ed in Antropologia, sicuramente nel mondo animale: mia sorella Rosella mi ricordava recentemente il comportamento dei Lemmings che trovano la morte in mare quando negli anni di carenza alimentare sono costretti a spostarsi in massa verso le coste rocciose, in cerca di cibo.
Chissà cosa succederà di qui alla fine del secolo?!? senza dimenticare che ogni variazione della composizione atmosferica ha una notevole inerzia negli effetti che causa, così che una possibile odierna riduzione dei gas ad effetto serra emessi avrà effetti positivi con un ritardo di una sessantina d’anni (ed è questo un fenomeno del quale non si parla mai!).
Come Lei mi interesso piuttosto approfonditamente delle questioni fenomenologiche atmosferiche e dell’Habitat terrestre, e spero di parlarne in maniera anche curiosa in questo luogo virtuale in Rete. Purtroppo prendere coscienza dei fenomeni crea una sorta di poca fiducia (se non proprio di pessimismo) su quel che veramente saremo in grado di fare. Mi rigirano ancora i pensieri che mi erano sorti parlando in estate 2018 del disinteresse per i problemi ambientali, così concentrati come siamo nella ricerca della soddisfazione immanente, “fottendocene” dei Valori.
Mumble, mumble, mumble. Vogliamo essere positivi? Ad maiora, caro Signor Marco!
Giuseppe