Il perché dei Perché
Recentemente, in colloqui con amici e dopo aver letto pareri molto ben argomentati, si è sviluppata la riflessione che sia sempre necessario osservare i fenomeni reali ed interpretarli obbiettivamente nei loro “Perché”. Pena la perdita della libertà di pensiero e l’assoggettamento a furbi o truffaldini “venditori di pozioni miracolose”.
Il pericolo è cadere nella venerazione degli idoli e diventarne inconsapevoli vassalli se non addirittura servi.
Domandiamoci il Perché delle cose entrandoci nel profondo, allargando lo sguardo, interrogandoci. Domandiamocelo soprattutto nei nostri tempi nei quali siamo fronteggiati ad una doppia e parallela percezione sensibile (di conseguenza ad una duplice possibilità interpretativa): quella del confronto “diretto” con la realtà, tipico della concretezza, e quella del confronto immateriale “mediato” dalla Digitalizzazione, tipico degli attuali strumenti digitali (pc, tablet, smartphone, …).
Nel caso delle presenti pagine web la ricerca dei Perché assume particolare importanza per interpretare correttamente quali siano le interazioni che i nostri comportamenti economici e sociali (i modi di vita, alla fine) hanno con l’Habitat e con l’Atmosfera, dunque con l’Ambiente vitale.
Lo strumento di ricerca della comprensione andrebbe esteso ad ogni fenomeno osservabile. Proviamoci.
Dovremmo domandarci perché siamo individuati come “cittadini consumatori” -avendo accettato la spinta di molte proposte propagandate come modello di benessere- piuttosto che essere visti come Cittadini tout court, cittadini che cercano la conoscenza prima ancora del possesso di oggetti dei quali non ne possediamo mai abbastanza. Riconosciamoci come peresone che partecipano col proprio pensiero: “libertà è partecipazione” osservava Giorgio Gaber, abile cantore della nostra condizione umana.
Domandiamoci se il passaggio dalla cultura analogica a quella digitale abbia soli aspetti positivi da accettare nella sua totalità o non ne sottenda anche di negativi, o di potenzialmente negativi nel futuro prossimo.
Perché stiamo sempre più perdendo la cultura del colloquio?, della concertazione, della limpida collaborazione! Perché, viceversa, siamo sempre più indirizzati verso il fare a spallate? verso la ricerca del capro espiatorio? del nemico da combattere? Veramente crediamo che lo sviluppo esponenziale della conflittualità aiuti a risolvere positivamente i tanti, troppi, problemi che si creano?
Dubitiamo delle soluzioni semplici, semplicistiche… odorano di ideologia. Dubitiamone, perché in realtà la risoluzione dei problemi impone l’impegno e la fatica di eseguire analisi le più ampie possibili, al fine di elaborare sintesi corrette.
Perché non leggiamo più attentamente le opinioni altrui? le opinioni spontanee ma anche le tesi più precise e complete! per capirle, certo, ma anche per non accettarle passivamente: così da poterle apprezzare consapevolmente oppure rifiutare qualora fossero scorrette!
Perché non ci prendiamo il tempo per la riflessione?, per pesare bene le parole, anche quelle delle nostre risposte che rischiano sempre più di essere erronee ed anche offensive!
Perché siamo giunti a privilegiare l’apparire ben più che l’essere? Simulacri creati dalla vanità!, maschere rappresentative di una falsa realtà che immaginiamo vera e da mostrare agli altri.
Pare impeccabile il pensiero del Medico di famiglia in un contatto epistolare: “occorre enfatizzare come primo valore la Conoscenza. e non il possesso (FROMM) che sarà sempre fonte di infelicità perché “non ne avrai mai abbastanza” mentre un sol verso di Dante può offrirti una serenità olimpica: …AMOR CHE AL COR GENTIL RATTO S’APPRENDE … ”
una riflessione, nel giorno del Solstizio d’Estate 2021