Disinteresse, perché?
Caro Signor Bert,
sto ascoltando in differita la trasmissione nella quale sollecitava alcuni specialisti – di vari impegni culturali e conoscitivi – sulla sensibilità personale e sociale circa i temi ecologici, la coscienza ambientale:
Lei domandava “perché è così difficile spiegare la necessità, l’inevitabilità, di comportamenti diversi da quelli che abbiamo avuto fino ad oggi?“.
Le persone che ha coinvolto nella discussione hanno tutti dato dei contributi interessanti ed arricchenti, particolarmente sulla necessità di cambiare la narrativa nel presentare i problemi, poi sulle culture più primitive che avevano un approccio decisamente naturalistico che si è perduto con lo sviluppo sociale e tecnico. Personalmente mi è capitato di mettere in rilievo la filosofia degli antichi pellerossa del nord americano che identificavano il Creatore con la Natura, dunque la rispettavano come sacra. Per questi motivi mi sento perfettamente d’accordo con la tesi che sia necessario un ripensamento, una rivoluzione antropologica.
Già! si prova a dare una sterzata alle contingenze negative createsi con il procedere dello sviluppo della società moderna. Speriamo di farcela. Non è facile, come anticipava Lei in apertura del dibattito radiofonico.
A mio avviso l’attenzione rimane ancora troppo bassa. La Sua ospite Ricercatrice ha evidenziato come ad esempio si stia tentando di veicolare il messaggio del risparmiare energia. Di mio posso evidenziare di aver vissuto tre distinti periodi di Risparmio Energetico, il primo nel 1973 in corrispondenza della Crisi Petrolifera, quando si era diffuso uno studio importante che considerava il petrolio in esaurimento per l’anno 2000; la seconda sul finire del secolo scorso, quando si cominciava a parlare diffusamente di Surriscaldamento terrestre per gli studi scientifici che erano confluiti nel Protocollo di Kyoto 1997; la terza proprio recentemente per il blocco di forniture russe del gas metano, a seguito degli effetti della guerra in Ucraina. Ma sempre si sono rivelate prese a carico momentanee ed a rapida dimenticanza … passata la fase critica passato il risparmio! Anche perché la spinta al Risparmio (ovvero al non sprecare) non la si è mai associata con sufficiente chiarezza alla necessità di preservare Habitat ed Atmosfera, infine tutelare la Vita sulla Terra.
Personalmente avevo provato a dare una spiegazione del disinteresse delle singole persone sia per i temi ecologici sia per l’impegno necessario al nostro ambiente vitale. Magari potrebbe avere piacere di leggere quelle considerazioni di oltre quattro anni fa:
https://www.chiacchierandodi.it/energia/2018/11/14/disinteresse-per-ambiente-vitale/
che si potrebbero anche integrare con quelle di un precedente scritto:
Resta l’amarezza che le persone non imparino mai dai fatti negativi vissuti, non hanno l’approccio prudenziale degli scoiattoli che fanno provvista per l’inverno. Un ricercatore teorico che partecipò ad una giornata di studio sui Mutamenti Climatici nel 2000 mise in evidenza come la divulgazione in atto stentasse a sviluppare l’interesse, troppo focalizzata sulle eventualità disastrose geograficamente lontane; che le persone si sarebbero sensibilizzate solo quando le negatività si fossero presentate appena fuori dalle nostre finestre di casa. Ora ci siamo! ne siamo direttamente colpiti. Tuttavia mi pare che non abbiamo ancora imparato nulla, preferiamo voltare la testa e continuare a vivere la nostra condizione acquisita di “famiglia felice del mulinobianco“. Non abbiamo imparato neppure dal Sars Cov 2 … appena allentata la presa non abbiamo fatto altro che “ritornare alla normalità” come ci spingevano a fare i grandi interessi commerciali nel Mondo..
Cambiare la narrazione? certo! imbastire una rivoluzione antropologica? certo!
Speriamo di farcela. Tanti dubbi.
Ecco tutto. Spero sia un contributo, no un disturbo.
Augurando sempre cose belle, saluto cordialmente.
Giuseppe