la Mano dell’Uomo nel Riscaldamento terrestre: 1 – Nuove ricerche
Surriscaldamento e Clima: 1 – allarmano le ultime novità di ricerca e approfondimento scientifico
È di pochi giorni fa l’annuncio di nuove osservazioni, effettuate dall’Istituto mondiale WMO per la Meteorologia, sullo stato dell’Atmosfera terrestre: ha destato preoccupazione constatare che l’emissione dei principali gas ad effetto serra -biossido di carbonio CO2 e metano CH4 e biossido d’azoto NO2, tutti in larghissima parte provenienti dai processi vitali della nostra Società- è continuata inarrestabile nel corso del 2017 più o meno nelle medesime quantità prodotte durante gli ultimi dieci anni… questo contrariamente all’auspicata diminuzione ed ai tentativi di molti Stati nazionali di seguire le raccomandazioni sottoscritte a Parigi durante il Congresso COP21 nel 2015. Guardando nel dettaglio lo studio presentato dal WMO, si nota addirittura che il piccolo miglioramento verificatosi nel 2016 circa le emissioni di anidride carbonica CO2 è stato vanificato da ancor maggiori emissioni nel 2017! e così la concentrazione di CO2 in atmosfera è già cresciuta dal valore record di 400 parti per milione del 2015 ad oltre 405 p.p.m. (era di 250 attorno al 1750, in epoca pre-industriale).
Insomma non stiamo agendo in maniera sufficiente. Prese di consapevolezza ce ne sono state, progetti in corso ve ne sono per provare a soddisfare gli accordi accettati al COP21, ma l’applicazione di nuove politiche e di nuovi mezzi tecnologici utili fatica a prodursi per la ancor grande inerzia al cambiamento. Colpa di tutti e di nessuno, in fondo, ma purtroppo le visioni maggiormente pratiche od etiche che sarebbero necessarie non riescono ancora a spezzare le convenzioni gradualmente acquisite col progresso tecnico e sociale e delle merci, quello passato e quello presente.
Volendo filosofare un po’, come non pensare al concetto di “società liquida” magistralmente introdotto dal grande sociologo Zygmunt Bauman per sintetizzare i nostri comportamenti “post-moderni”? osservazioni ben presentate dal Signor Mattia Cavadini nel sito web della Radio svizzera di Lingua italiana. In quest’ottica vediamo bene come certi tentativi di carbon tax, da introdurre per scoraggiare all’utilizzo di carburanti ed energie fossili, vengano percepiti dalle persone come limite alle loro capacità di spesa famigliare e come tentativi governativi di fare cassa: ed in fondo concretamente lo sono, se la carbon tax non viene accompagnata da adeguati finanziamenti per l’acquisto e l’adozione di nuovi mezzi tecnici “sostenibili” (automobile elettrica, riscaldamento a termopompa, isolazione termica degli edifici, centrali di produzione ad energie rinnovabili, …).
Sulla costanza delle emissioni di sostanze ad effetto serra che con continuità mandiamo nell’atmosfera, dunque sulla conseguente impossibilità di bloccare (od almeno limitare) i previsti aumenti di temperatura sul Pianeta, si sono sviluppati anche i recenti studi pubblicati da Meteo Suisse e dal Politecnico Federale di Zurigo, e da altri istitutiti di Ricerca coinvolti: sono state delineate previsioni a lungo termine del Clima nelle Alpi, basate su osservazioni concrete e su nuovi e più efficaci strumenti di modellazione matematica del comportamento atmosferico. La ricerca effettuata porta a prevedere scenari in buona parte qualitativamente già noti, tuttavia di misura numericamente ancor più allarmante rispetto alle conclusioni precedenti. In estrema sintesi, essendo le Alpi un ecosistema molto specifico rispetto ad altri sulla Terra, per i monti e le vallate circostanti sono previsti aumenti medi di temperatura anche di 5 o 6 °C (praticamente il doppio rispetto alla media prevista per l’intero pianeta), con frequenti periodi siccitosi estivi, e con la pioggia che prevarrà sulle nevicate in nettissima diminuzione.
È anche difficile riuscire a far passare il messaggio alla popolazione, che pare tutto sommato fatalista. Quando poi gli allarmi si ripetono in successione, da anni, e la Politica ambientale non riesce a provvedere in modo adeguato, essendo difficile invertire delle tendenze molto consolidate nella Società civile, tra le persone si insinua pure il dubbio di un ipotetico eccesso di allarmismo… il dubbio di essere nel caso di chiamata “al lupo!… al lupo!…”.
Anche l’informazione di buona qualità ha probabilmente troppo insistito nel mostrare fenomeni di vasta portata e spettacolarità come lo scioglimento dei ghiacci delle calotte polari e come l’innalzamento del livello dei mari… fenomeni concreti ma che infine conducono ad un senso di impotenza e scoramento che si contrappone alla necessità di agire, agire almeno per quel poco che ognuno di noi può fare. Eppure di queste difficoltà informative (e divulgative, e formative) già ne avevamo avuto percezione da un Ricercatore umanista del Consiglio nazionale della Ricerca italiano, il CNR, quasi vent’anni fa nell’anno 2000.
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