Discussioni al COP24 sullo stato della Terra: buone novità?
Molte divergenze al 24° Congresso sullo stato della Terra, a Katowice. Si finisce con accordi “poco coraggiosi”.
La scorsa settimana si è chiuso un nuovo dibattuto Congresso dei rappresentanti governativi incaricati per gli affari ambientali a livello mondiale, il COP 24 tenutosi a Katowice. Dopo una quindicina di giorni di accese discussioni e prese di posizione anche divergenti, si è giunti -ai tempi supplementari di una giornata aggiunta- ad un documento condiviso, con una serie di provvedimenti non da tutti giudicati sufficientemente incisivi.
Come già nei Vertici precedenti, non sono fissati obblighi procedurali per limitare le emissioni nocive per l’Ambiente; ma un risultato almeno significativo è quello della trasparenza con la quale le singole Nazioni dovranno presentare i provvedimenti presi… così che tutti potranno giudicare se si è agito nel senso degli accordi di Parigi 2015 oppure no. La via della de-carbonizzazione istituzionale è certamente lontana da venire, per tanti motivi sia soggettivi sia obbiettivi che spesso abbiamo già sottolineato nelle pagine di questo luogo nella Rete; i risultati verranno se tutti remeranno nella miglior direzione utile al benessere dell’Ambiente vitale, se ognuno si prenderà le proprie responsabilità di fronte agli altri. Sembrerebbe ovvio ma si discute intensamente da almeno un quarto di secolo.
Quel che è parso insufficiente, ad un primo giudizio, è il mancato abbandono della pratica -tutto sommato delatoria di responsabilità- di acquistare quote di emissioni carboniche da paesi che non ne emettono. È un “commercio” di quote d’inquinamento che non ci sentiamo di condividere e non vogliamo neppure discutere, lasciando l’argomento a chi lo ha studiato più a fondo.
Se proprio volessimo prendere una posizione di politica ambientale, potremmo riportare qui di seguito uno scritto inviato negli scorsi giorni ad un organo d’informazione nazionale di buona visibilità:
“le percezioni avute dal COP 24 di Katowice sono state sconfortanti. Si è ben notata l’impossibilità di concretare azioni incisive a favore della de-carbonizzazione dei processi che accompagnano il nostro modo di vita, addirittura si è notata la presenza di proposte ormai superate dagli avvenimenti o magari anche nuove ma tutto sommato favorevoli al mantenimento dello staus quo energetico… voler trattenere anidride carbonica con la miglior cura delle foreste non è decisivo, è soluzione mostrata insufficiente già da valutazioni degli anni settanta del ‘novecento; mentre voler captare CO2 comprimendola nelle sacche sotterranee è pur sempre un’operazione ad alto contenuto energetico (e non priva di grandi rischi futuri, nel caso di possibili repentine fuoriuscite del gas dal sottosuolo, il lago Nyos in Africa insegna!) ma soprattutto sposta il problema sul continuare le emissioni -recuperandole e stoccandole- invece di sviluppare e proporre processi energetici migliori. Si sarà poi parlato di fare buona cultura alimentare nel rispetto dell’Ambiente vitale? le emissioni di metano dalle immense carnaie bovine intensive sono paragonabili al traffico motorizzato, ed anche al riscaldamento invernale, per incidenza di effetto serra al surriscaldamento atmosferico: ma ovviamente i grandi produttori non ne vorrebbero sapere.
Pur che qualche passo sostanzioso sia stato fatto nel senso della trasparenza di ciò che ogni Governo nazionale avrà fatto da qui al 2030 od al 2050, siamo alle solite… questi rappresentanti governativi non hanno la forza, la determinazione, e talvolta neppure la volontà, di imprimere una vera azione incisiva che supporti gli studi scientifici internazionali e riduca le previsioni ricavate da quegli studi.
La presenza dei capi di Stato e di Governo sarebbe stata almeno simbolica e viceversa è mancata pure questa a Katowice: pare significativo. L’impressione è che nulla si faccia per contrastare il negazionismo (degli USA, del Brasile, …) e nulla si faccia per coinvolgere le singole persone con una incisiva corretta divulgazione che superi il catastrofismo delle immagini ma vada al cuore dei problemi (che sono nazionali, e locali, e familiari, ed individuali).
Fornire utili indicazioni e consigli alle singole persone pare indispensabile! comportamenti individuali potrebbero anche fare finalmente tendenza e valere come indicazione di volontà per i produttori di beni e per le Politiche nazionali; purtroppo le persone che si interessano di problemi tecnici e scientifici sono meno del 5% della popolazione, come affermava lo scienziato Carl Sagan in un suo meraviglioso saggio una ventina d’anni fa. Perché non mostrare a tutti le indubitabili capacità delle nuove tecniche ed imboccare la via che i “grandi” della Terra paiono non vedere? Finalmente anche studi sociologici eseguiti in Università prestigiose mostrano la necessità di fare divulgazione energetica per attuare le misure di taglio degli sprechi e di passaggio alle nuove tecnologie maggiormente virtuose.“
Dal prossimo scritto torneremo a parlare di questioni pratiche di tecnica ambientale e di energie e mezzi utili a superare i problemi creatisi, dopo qualche pensiero sorto sulle nostre attuali filosofie di vita e su certi condizionamenti sociali.
Parafrasando un bel pensiero di uno Statista italiano del passato, ricordato recentemente da Noam Chomsky nel colloquio con un ottimo giornalista che stimo, con il pessimismo dell’intelletto Vi domando per quanti anni ancora potremo essere qui ad augurarci un Buon Natale, mentre con l’ottimismo della volontà Vi auguro Buon Natale!