Riflessioni sui Congressi mondiali per il Clima terrestre
Si apre oggi a Madrid il 25° Congresso mondiale sullo Stato della Terra in vista del come controbattere adeguatamente ai Mutamenti del Clima. Purtroppo questi Congressi non riescono ad incidere sufficientemente con la necessaria concretezza: i problemi sono enormi e c’è anche chi “rema” contro; poi nessuno vuol fare da solo il primo passo e viceversa mettere d’accordo ben 196 Nazioni su azioni comuni da intraprendere è arduo. Nel frattempo gli evidenti effetti climatici non convenzionali degli ultimissimi anni hanno portato all’interessamento delle giovani generazioni mobilitatesi in una serie di manifestazioni di piazza. Sarà un fenomeno utile alla consapevolezza ed alla crescita culturale? Vedremo, ma è peccato che ci si muova solo quando esplode l’urgenza, dunque con ritardo rispetto alle conoscenze acquisite già da molti anni.
In varie sezioni di questo spazio divulgativo e di pensieri avevamo visto come i consumi di energia e di materiali per la vita nel XX secolo siano cresciuti al punto di compromettere lo stato sia dell’aria respirabile sia delle acque (= inquinamento) ed anche i delicati equilibri dell’Atmosfera terrestre (= eccesso di riscaldamento atmosferico e mutamenti del Clima). Negli ultimi decenni questi problemi si sono gradualmente evidenziati e sono argomento di indagine scientifica a livello mondiale.
Qui di seguito proponiamo alcuni pensieri personali scritti nel 2007 e 2009… raccontano come si sia sviluppata da alcuni decenni l’attenzione del mondo per l’Ambiente vitale sulla Terra.
La “crisi” EnergEtica. I Congressi mondiali per il Clima.
Avevo vissuto da studente adolescente la famosa “crisi energetica petrolifera” negli anni ‘settanta: si trattava di ridurre i consumi di energia per allontanare l’esaurirsi del Petrolio (che si stimava sarebbe finito attorno l’anno 2000). A quel tempo non si puntava ancora l’accento su possibili connessioni tra Combustione dei prodotti energetici e Clima atmosferico terrestre, solo si evidenziavano gli effetti negativi sulla Biosfera (= inquinamento di aria ed acqua, ecologia ambientale). I primi segnali di interazioni più profonde estese a tutti i fenomeni atmosferici e climatici sono apparsi al pubblico con gli studi sul “buco” dell’Ozono negli strati alti atmosferici, e più tardi con l’Effetto Serra in crescita per l’aumento della concentrazione in atmosfera di anidride carbonica CO2 e di altri gas come metano o vapor d’acqua prodotti dalla combustione di sostanze fossili (carbone, petrolio, gas naturali…);
dopo pochi mesi di allarme, le Aziende petrolifere avevano cominciato ricerche più capillari con trivellazioni sempre più profonde e marine (al punto che Norvegia e Gran Bretagna erano entrate in concorrenza coi tradizionali paesi petroliferi dell’OPEC… ed al punto di tenere in secondo piano e creare difficoltà allo sviluppo delle energie rinnovabili che già mostravano tecniche molto buone e fantasiose (in Francia per esempio si provava a fondere ghisa ed acciaio con specchi solari parabolici);
sui libri dell’epoca (mi viene in mente l’edizione 1973 dell’Enciclopedia della Chimica – ediz. ISES – Firenze) venivano già raccolti dati sull’evidente aumento di concentrazione di CO2 in atmosfera, e lo si osservava proporzionale all’utilizzo dei combustibili fossili. Poi si facevano confronti con le diverse condizioni dell’Atmosfera terrestre di milioni e migliaia di anni fa, con le forme viventi presenti alle varie Ere storiche precedenti quella umana. Tutto senza tuttavia ancora evidenziare le interazioni con il Clima atmosferico.
Dalla scoperta del “buco” nello strato d’ozono atmosferico (utile a proteggere gli esseri viventi dall’eccesso di radiazioni ultra-violette) il problema climatico si è sempre più evidenziato… dal Vertice di Rio de Janeiro nel 1992 fino al rapporto stilato a Kyoto nel 1997 e ad una diecina di Vertici mondiali tutto sommato poco produttivi, come evidenziava anche il politologo Giovanni Sartori ad inizio del nuovo secolo sulle pagine del Corriere della Sera.
Personalmente sono molto deluso dal come si sia mossa la Politica internazionale da quella ormai lontana “crisi” energetica dei primi anni settanta, in particolare non spingendo concretamente al Risparmio energetico, non costruendo un progetto informativo e divulgativo sull’importanza dell’educazione energetica e dei consumi e delle interazioni con l’Habitat. Perché è mancata finora una tale necessaria concretezza? Non dovremmo essere paranoici e pensare sempre a complotti internazionali, a fili tirati da persone o aziende o gruppi di scienziati troppo interessati: queste interpretazioni romanzesche le possiamo lasciare ad abili scrittori come Michael Crichton nell’architettare un racconto di successo planetario; vorremmo limitarci ad osservare che i ritardi nel mettere a disposizione strumenti energetici adatti, portandoli alla conoscenza del pubblico, nascono essenzialmente da questioni economiche e dalla difficoltà di cambiare sistemi energetici nazionali consolidati: la Politica in fondo può fare poco sul piano etico se l’etica si scontra con il motore dell’economia e della finanza.
(pensiero di G. Donati – dicembre 2007 – bibliografia varia osservata nel corso di studio e di lavoro)
Quando avevo scritto queste riflessioni, dopo la Conferenza mondiale di Bali, 5 dicembre 2007, parlavo di nessun complotto ordito dalle forze conservatrici dello status quo e di semplice CONVENIENZA economica per i distributori e gli utilizzatori di energia tradizionale. Ora mi sento di confermare quell’impressione: abbiamo visto che le forze economiche ed aziendali hanno nel frattempo fiutato l’affare energetico, la Politica si è ragionevolmente attivata nello spingere soluzioni alternative. Dunque ecco giungere sul mercato prodotti energeticamente risparmiosi, ecco completarsi il processo scientifico IPCC, ecco il “documento verde” della Comunità europea, ecco il prendere atto del ritardo accumulato, ecco il fiorire di programmi informativi e divulgativi…
Il motivo dello scritto presentato sopra voleva significare un piccolo sfogo personale contro la normalizzazione ed il conformismo del mondo, il prendere coscienza della scarsa forza del singolo individuo o della singola azienda o del singolo istituto scientifico contro il meccanismo a volte perverso della convenienza economica e finanziaria mondiale, l’aver sprecato trent’anni di tempo prezioso, il capire di essere in colpevole ritardo. È peccato che il Lume della Ragione non possa sempre essere così forte da superare i VECCHI interessi economici dei grandi produttori e distributori tradizionali… si svilupperebbero nuovi e più soddisfacenti risultati per tutti, anche per la produzione e dunque per il Lavoro. Ma le ragioni del denaro nel breve termine sono più forti delle ragioni del ben-essere in una più lunga e completa visione. Dovremo dunque vedere se le Nazioni del Mondo riusciranno a focalizzare i modi per l’interesse vitale della specie umana.
(pensiero seguito al Vertice G8 – G20 di L’Aquila – luglio 2009 – di Giuseppe Donati)