Fiducia e Sconforto
Mai come nell’anno 2019 che si sta concludendo la fiducia e lo sconforto non mi si sono respinte vicendevolmente, mi si sono viceversa fuse in uno strano groviglio di pensieri che stentano a dipanarsi, contengono anche qualche contraddizione, così che certezze non si concretano. In fondo è la condizione di chi si pone domande ed odia sventolare bandiere ideologiche.
L’anno 2019 si è distinto -un po’ in tutto il Mondo- per la radicalizzazione delle idee, per l’attestazione su posizioni contrapposte, pro o contro, Sì o No, destra o sinistra, chiusura o apertura, muri o ponti, … alla fine le ideologie prendono il sopravvento sul dialogo e sui necessari compromessi (che vengono puntualmente interpretati come accordi truffaldini). Sta sempre più mancando la capacità di sintesi di un lavoro analitico il più ampio possibile; mancando la presa di coscienza che occorra “concertare” le idee: la contrapposizione risulta limitante e non fa che avvantaggiare alcuni a sfavore di altri.
Proprio la questione ambientale pare addentrarsi in questo sentiero di contrapposizione. Dopo decenni di disinteresse l’opinione pubblica è stata sollecitata dai sommovimenti giovanili generati dall’esempio della studentessa svedese Greta Thunberg. Siamo rapidamente giunti ai venerdì di protesta giovanile. Saranno utili? significano vera presa di coscienza? condurranno ad un cambiamento concreto di mentalità? Vedremo.
L’effetto potrebbe essere magari anche positivo, ma dobbiamo ammettere che solo la piena consapevolezza può generare effetti duraturi che vadano oltre l’entusiasmo “di pelle”. Per imboccare sentieri virtuosi davvero praticabili occorrerà che si sviluppi una vera crescita culturale.
La fiducia, o forse dovremmo chiamarla speranza, non può nascondere l’osservazione di certi pericoli latenti anche nell’entusiasmo propositivo. La riunione di persone in piazza è certamente la manifestazione di un bisogno e dell’esistenza di un problema, ma non è certo la sua soluzione. Finisce per essere totalmente inutile se si limita al delegare ad altri (alla Politica, all’establishment dei Governi e delle grandi Aziende mondiali) la soluzione dei problemi: al primo posto degli obiettivi si dovrebbe porre l’impegno individuale nel capire i fenomeni in atto e praticare le alternative al continuo pesante interagire con l’Habitat e con l’Atmosfera terrestre.
Purtroppo alle manifestazioni di un bisogno, compreso in grave ritardo e non da tutti e solamente per l’evidenziarsi di fenomeni naturali estremi sempre più frequenti, stanno seguendo contraddizioni sociali ed anche tentativi di cavalcare per interesse l’onda della protesta; e per contrapposizione d’interesse rialzano la cresta anche le posizioni di negazione della responsabilità umana nel surriscaldamento atmosferico terrestre causa dei mutamenti del Clima: la si nega nonostante sia ormai dimostrata da decine di anni di ricerche e verifiche sperimentali. Che tristezza!
È sconfortante ed anche indisponente osservare come i Partiti politici seguano sempre l’onda della convenienza (elettorale) nella scelta dei temi da dibattere (pro o contro). In quest’ottica si spiega come una persona colta e densa di contenuti tecnici e morali come Vandana Shiva sia sempre stata ai margini dell’interessamento sia dell’Informazione sia della Politica, pur che portasse nel momento giusto un importante messaggio per tutti. Si è dovuto attendere con colpevole ritardo il focus mediatico nato dalla vicenda di un’inesperta ragazzina che si è giustamente posta di fronte alla paura del futuro.
Be’, non so… non so se il Mondo debba essere fiero della coerenza delle scelte che fa, del quando e del come le fa.
Che l’establishment dei Governi e dei grandi interessi economici mondiali e della Politica siano poco condizionabili da moti di protesta lo si è visto -una volta ancora- pochissimi giorni fa al fallimentare COP 25 di Madrid. I tre principali dossier in discussione per la ratifica sono rimasti sul tappeto, se ne riparlerà l’anno venturo. I problemi sono grossi e di difficile soluzione, ogni possibile percorso comune si scontra con le necessità particolari di ognuno degli Stati nel Mondo. Probabilmente solo l’impegno personale nel ridurre il proprio impatto ambientale potrà indirizzare le scelte della Politica e dell’Economia. Speriamo che da domani, subito, si ritrovi lo spirito della concretezza d’intenti.
Giuseppe Donati – 18 dicembre 2019 –