La Digitalizzazione influenza l’Ambiente cognitivo

La Digitalizzazione influenza l’Ambiente cognitivo


Nel mese di ottobre del 2018, con uno scritto a quattro mani, avevamo voluto puntualizzare le interazioni tra il Mondo della Digitalizzazione dei Dati (nell’informazione e nella comunicazione e della realtà sensibile) e l’ambiente nel quale viviamo. Lo si era fatto anche osservando gli sviluppi mostrati sia dall’Intelligenza Artificiale sia dalla Robotica avanzata.

Nel corso dello scritto avevamo lasciata aperta la possibilità di considerare che il concetto di Ambiente vitale potesse espandere le proprie categorie -oltre quelle più tradizionali legate alla Natura- a quelle psicologiche e cognitive della Specie Umana confrontata con la percezione di una realtà “mediata” dai sistemi digitali.

Un ottimo pensiero del Signor Mattia Cavadini nella sezione culturale del sito web rsi.ch della RadioTelevisione svizzera di Lingua italiana (cliccare qui per leggere) ci ha fornito lo spunto per proseguire le osservazioni di come la realtà che viene “traghettata” ai nostri sensi dal medium (tradizionale analogico o digitale) venga percepita ed “assorbita”, generando conoscenza.

 

“L’articolo di Mattia Cavadini è una sistesi perfetta e drammatica del mondo verso il quale ci stiamo ahimé dirigendo.

La mancanza di analisi critica, del suo insegnamento nelle scuole come metodologia dell’affrontare i problemi (alla fine lo scopo del Liceo è proprio questo, l’apprendere un metodo generale -ipotesi, analisi e tesi- col quale sia possibile affrontare qualsiasi problema e di qualsiasi natura) sta portando le persone ad essere superficiali, quasi evanescenti, esattamente come di apparenza (phántasma) si tratta nel digitale.

Un esempio molto concreto: il trattamento dei testi per il digitale, un errore gravissimo che sta portando all’annichilimento delle menti.

Al di là delle effettive e oggettive difficoltà e fatica di lettura su un device (pc, tablet, smart), la carenza di poter maneggiare il dispositivo tradizionale, il libro, influenza negativamente il giusto approccio verso un testo.
Nell’utilizzo di un libro, non solo è prevista la funzionalità di lettura, ma siamo influenzati anche dai tempi cadenzati del girare le pagine, da una gestualità e una matericità implicite nella lettura tradizionale, che fa gustare e pregustare maggiormente quel che andiamo a leggere: toccare le pagine, girarle, percepire il profumo della carta, sono affezioni imprescindibili dalla lettura, un po’ alla Proust…

…ma nel digitale… sì, c’è un metodo di scrittura per il digitale, o di copywriting per il web (è nata una figura professionale, tanto è forte l’esigenza), per il quale i testi devono avere determinate caratteristiche necessarie e imprescindibili per agevolare la lettura sorvolata dei testi.
Sì, lettura sorvolata.

Perché ormai non solo non ci sono più i tempi per la riflessione e decantazione di quanto letto, ma non è nemmeno più previsto il tempo adeguato per la lettura di un testo ben fatto.

Si deve perciò prevedere questa nuova forma di lettura veloce, dove l’occhio viene abituato a ricercare un’informazione, non una forma letteraria da apprezzare.
L’occhio viene abituato a ricercare come uno scanner una determinata parola chiave, che potrebbe portarci all’informazione che ricerchiamo, naturalmente nel più breve tempo possibile, attenzione, altrimenti cade l’interesse e passiamo ad altro.
Perciò si prevede questo tipo di lettura sorvolata, non attenta al contenuto ma alla forma della parola ricercata (key-word), al pittogramma che la rappresenta. Una specie di riconoscimento biometrico della parola!
E diciamo addio ai contenuti, alla bella forma, alle evoluzioni poetiche, al sale e al pepe di un buon testo.

Ecco il decalogo, che un po’ mi rammenta il manuale per la scrittura poetica nel famoso film “Carpe diem”:

  1. frasi brevi: soggetto, verbo, complemento oggetto, magari un aggettivo
  2. verbi preferibilmente attivi (è più difficile interpretare il verbo passivo…)
  3. titoli di 2 parole
  4. subhead (sottotitoli) di 5-6 parole
  5. abstract (breve sunto dell’articolo) di 50 battute
  6. articolo di massimo 300 battute (battute, non parole)
  7. semplicità di esposizione, ovvero utilizzo di parole basilari, alla portata di tutti. Per la lingua italiana è una bella sferzata verso il grezzo…

Beh, il panorama è piuttosto decadente da ogni punto di vista…

Con questa ventata di buon umore sui mondi futuri, Vi auguro una buona giornata!”

 

un pensiero di Rosella Donati (nonostante tutto, sempre ottimista!) 🙂

Giuseppe

Studi: Liceo Scientifico Legnano; Ingegneria Meccanica – Politecnico di Milano. Progettista e ideatore di meccanismi ed attrezzature oleo-pneumatiche, impianti automatici e robot meccanici industriali.

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